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Giulio e Ferrante d'Este

Ferrante, figlio legittimo di Ercole I, nacque a Napoli durante una visita della madre alla corte paterna. Nella corte reale partenopea fu poi allevato fino al 1489, quando fu richiamato a Ferrara. Era di bellissimo aspetto e ambiziosissimo, ma di carattere debole.
Giulio e Ferrante d'Este

La congiura di Ferrante (1477 – 1540) e Giulio (1478 – 1561) d’Este.
Appena il padre morì, iniziò a tramare per spodestare il fratello Alfonso e diventare duca.
Giulio era nato da una relazione del duca Ercole con la damigella Isabella degli Arduini, ma era stato amorevolmente allevato dalla duchessa assieme ai fratelli. La sua vita sarebbe probabilmente scorsa tranquilla se non fosse nata una gelosia con il potente fratello cardinale Ippolito a proposito dell’amore di una giovane ad avvenente dama, probabilmente Angela Borgia. Un giorno il cardinale, accecato dall’ira, diede ordine ai propri servi di uccidere il fratello e cavargli gli occhi: lo sventurato Giulio ebbe salva la vita ma perse  irrimediabilmente l’uso di un occhio.
Allora l’odio di Giulio si unì all’ambizione di Ferrante, dando vita a una congiura tanto ambiziosa quanto maldestramente organizzata per colpire il duca e il cardinale. Era il 1506.
La tresca fu presto scoperta e Ferrante confessò tutto, scaricando la colpa su Giulio. Condannati a morte, i due principi dovettero assistere al supplizio dei loro complici, decapitati e squartati sulla pubblica piazza, e solo dopo appresero che veniva loro concessa la grazia della vita. Rinchiusi nelle tetre segrete del castello, essi vissero lungamente isolati: Ferrante vi morì, mentre Giulio ottenne la grazia nel 1559, a ottantuno anni.


Luoghi dell'autore

Ferrara - Castello Estense
Si visita la ‘cella di don Giulio’.

Ferrara - Monastero del Corpus Domini, via Pergolato/Campofranco
Scomparsa la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, dove i due fratelli avevano trovato sepoltura assieme ad altri membri della famiglia, nel secondo dopoguerra le loro ossa, al pari di quelle dei loro congiunti, furono esumate e portate nel convento, dove riposano sotto un’unica, modesta lapide.

ultima modifica 13/10/2015 09:41
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