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Il paesaggio delle Delizie

 

Palazzo Schifanoia fu eretto nel 1385 per volere di Alberto V d’Este, ma fu Borso d’Este, marchese e poi duca di Ferrara, a volerne l’aspetto odierno per schivar la noia, espressione riferita alla funzione di svago e ricreazione dell’edificio. Costituisce una delle sopravvissute espressioni architettoniche di dimore destinate alla rappresentanza, denominate Delizie estensi.

 

Questi sontuosi palazzi, riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, sono stati costruiti per volere dei Duchi d’Este, distribuiti come una rete sul territorio ferrarese e collocati sulle vie d’acqua, per fungere da centri di controllo politico, economico e militare; erano dotati di ampi giardini, numerose stanze decorate dagli artisti dell’epoca e persino riserve di caccia per lo svago dei nobili ospiti.

 

Oltre a Palazzo Schifanoia, ubicato all’interno delle mura cittadine, nel territorio provinciale si trovano: la Delizia di Benvignante ad Argenta (non visitabile), raffinata ed elegante, la Delizia del Verginese (Portomaggiore), trasformata in residenza ducale da Alfonso I d’Este, la Delizia di Belriguardo (Voghiera), la più ricca e sontuosa, e il Castello di Mesola (Mesola), a metà tra una fortezza e una Delizia. Altre Delizie da cercare sul territorio sono: la quattrocentesca Villa della Mensa a Sabbioncello San Vittore, la Delizia della Diamantina a Vigarano Pieve, la Delizia di Fossadalbero, la prestigiosa Delizia di Zenzalino a Copparo e Palazzo Pio a Tresigallo. Queste ultime Delizie sono visibili solo dall’esterno.

 

ultima modifica 09/05/2021 14:40
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La Delizia estense custodisce all’interno il Salone dei Mesi, i cui affreschi sono una delle massime espressioni del Rinascimento italiano. Fu Borso d’Este, marchese e poi duca di Ferrara, ad ampliare nel Quattrocento l’edificio originario per farne un luogo di svago e ricreazione dove schivar la noia.

Quattro imponenti torri merlate, possenti mura e grandi finestre fanno del Castello una struttura a metà tra una fortezza e una Delizia. Voluta dal Duca Alfonso II, ultimo discendente della dinastia degli Este, era protetta un tempo da nove miglia di mura e circondata da un bosco per la caccia.

La quattrocentesca villa fu edificata per volontà di Bartolomeo della Rovere ed era frequentata da personaggi illustri. Tra gli ospiti di corte che la usavano come residenza c’erano anche i Vescovi della famiglia estense. (Non visitabile).

Originariamente casale di campagna, il Verginese fu trasformato in residenza ducale nel primo Cinquecento da Alfonso I d’Este e donato alla dama Laura Eustochia Dianti.

Splendida tenuta nata dopo la bonifica di Borso d'Este del Polesine di Casaglia. Fu chiamata Diamantina da uno degli emblemi della Casa d’Este, il diamante. (non visitabile)

Sorta per volere di Niccolò d'Este, fu la prima delle celebri Delizie estensi e rimase sempre la più ricca e sontuosa. Era la reggia estiva della corte estense. Decine di saloni affrescati dai maggiori artisti insieme a magnifici e ampi giardini caratterizzavano questa oasi di bellezza.

Progettata dall'architetto di corte Pietro Benvenuto degli Ordini per Borso d'Este, testimonia la sobria e raffinata eleganza dell'architettura ferrarese in epoca rinascimentale. (non visitabile).

Secondo la tradizione il palazzo era il luogo di incontro di Ugo, figlio del marchese Niccolò III, e Parisina, giovane moglie del marchese, il cui amore finì tragicamente. Il palazzo fu trasformato in Delizia da Borso d’Este poco prima della morte. (non visitabile).

Una villa prestigiosa, citata tra i fiori all’occhiello del duca Borso, ampliata e decorata da uno degli uomini più ricchi di Ferrara: Bartolomeo Pendaglia. (non visitabile).

Nel primo trentennio del ‘500, il nobile Alessandro Feruffino, magnifico e generoso cavaliere, capitano delle milizie del duca Alfonso I d’Este, fece costruire questo complesso con residenza signorile, poi denominato Palazzo Pio. (non visitabile).

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