Delizia di Belriguardo
Sorta per volere di Niccolò d'Este nel 1435, fu la prima delle celebri residenze estensi ad essere edificata fuori dalle mura di Ferrara e rimase sempre la più ricca e sontuosa
La reggia estiva estense di Belriguardo, a Voghiera, nel secolo scorso venne definita la Versailles degli Estensi, termine che ancor oggi viene talvolta usato, magari senza pensare che Belriguardo in realtà ebbe fama almeno tre secoli prima della celeberrima residenza dei reali di Francia.
Infatti, il primo nucleo della costruzione risale al 1435, per volere del marchese di Ferrara Niccolò III d’Este.
Invece che rocche, come altrove, i signori estensi vollero realizzare una serie di residenze fastose che in seguito furono definite "Delizie", la più sontuosa tra tutte fu Belriguardo che aveva anche la funzione di reggia estiva. Decine di saloni affrescati dai maggiori artisti delle varie epoche ed incredibili enormi giardini caratterizzavano questa vera oasi di bellezza.
Certo che il paragone con Versailles - confrontando entrambe le realtà - oggi non regge, ma è un dato di fatto che i favolosi giardini “all’italiana”, che occupavano oltre trenta ettari della reggia di Belriguardo, furono sicuramente gli antenati di quelli che in seguito avrebbero abbellito le più importanti residenze europee.
Con Belriguardo che, come ricordato, fungeva da sede della Corte Estense per tutto il periodo estivo, i vari duchi come Borso, Ercole o Alfonso intendevano stupire gli illustri ospiti e - a quanto si evince dalle cronache del tempo - ci riuscivano sempre.
Il castello di Belriguardo era disposto attorno a due corti. Di fronte alla maestosa torre d’ingresso, superato il primo grande cortile, era la cosiddetta alta corte, residenza del principe, interamente realizzata su due piani (oggi la vediamo purtroppo solamente a metà della sua altezza originale) con logge e portici ovunque, i muri erano intonacati e dipinti con le armi estensi e sul retro si aprivano sterminati giardini scanditi da perfetti ritmi geometrici con corsi d’acqua, fontane, ponticelli, piante esotiche e labirinti di siepi, per rendere più ameno possibile il soggiorno degli ospiti e della Corte Estense.
Per fare qualche esempio va ricordato che Ludovico il Moro chiese alla moglie, che soggiornava a Venezia, di raggiungerlo al più presto per godere delle amenità di Belriguardo; il principe Vincenzo Gonzaga venne appositamente da Mantova per nuotare nella peschiera (ancora esistente) ricavata sul fronte della reggia, dove i signori ed i loro ospiti organizzavano addirittura delle battaglie navali dal vero con navi da guerra, spettacoli cui assistevano dalla terrazza della torre d’ingresso del complesso. Ma, forse, il più bel complimento in assoluto venne da un Papa, quel Clemente VIII che, purtroppo, nel 1598 riprese possesso del feudo ferrarese dopo che Alfonso II non ebbe più eredi legittimi da presentare per il proseguimento del dominio estense su Ferrara. Il Papa affermò che avrebbe gradito avere una simile residenza nei dintorni di Roma e, a quanto ci è dato di sapere, non è che mancassero luoghi di un certo richiamo e prestigio nella zona papalina, come Tivoli o Castelgandolfo, tanto per citarne due.
Si favoleggiava poi sui grandi giardini che stavano sul retro: oltre trenta ettari di verde ordinato, percorso da canali geometricamente disposti, in cui il genio estense aveva convogliato le acque del fiume Sandalo (ramo principale del Po in età classica) tramite chiuse e sistemi idraulici assolutamente all’avanguardia, tanto che quella del paraduro (paratoia o chiusa idrica) fu una delle “imprese” araldiche nelle armi dei principi Estensi.
L’epopea estense aveva così riaperto un sipario sul benessere e la produttività di questo territorio che sarebbe durato per quasi tre secoli.
L’intera Corte, infatti, si trasferiva alla reggia di Belriguardo per circa sei mesi l’anno e da qui veniva governato ufficialmente il ducato, cosa assolutamente inedita per tutte le Corti del tempo, ma che sarebbe diventata consuetudine un paio di secoli dopo nel resto dell’Europa. Ciò comportava sicuramente uno stuolo di maestranze impegnate a tempo pieno per le esigenze delle centinaia di nobili, ospiti, funzionari, milizie e gente comune che quotidianamente gravitavano su Belriguardo per le esigenze di una delle più potenti casate del Rinascimento. L’attività produttiva dovette impegnare centinaia di operatori a vario titolo e, principalmente artigiani e contadini che dovevano rispondere ai bisogni quotidiani e soddisfare le necessità dei sontuosi banchetti di corte, descritti anche dal grande scalco Cristoforo da Messibugo.
I favolosi giardini di Belriguardo, documentati dettagliatamente da una pianta seicentesca, erano vere oasi d’acqua e di terra in cui era facile perdersi e perdere la cognizione del tempo e dello spazio, come avvenne per i grandi poeti di casa d’Este, dall’Ariosto al Tasso e dal Guarini al Lollio, per citarne alcuni, che trascorrevano lunghi soggiorni creativi nella reggia di Voghiera.
Pochi anni or sono, dopo una lunga siccità estiva, da una serie di foto aeree cominciarono ad emergere i contorni degli antichi giardini: le immagini evidenziavano netti disegni, disposti in rigide geometrie che solcavano le campagne sul retro di Belriguardo, esattamente dove un’antica pianta del 1598 indicava la presenza dei canali geometrici che solcavano la grande area verde dei giardini, confermando così tutti i dati forniti sino allora solo da descrizioni letterarie e antiche mappe.
La Sala della Vigna è il prezioso ed unico elemento superstite alla foga devastatrice che ha pervaso per quattro secoli tutti coloro che hanno utilizzato il Belriguardo, da quando cioè la famiglia estense, nel 1598, fu costretta ad abbandonare mestamente il feudo ferrarese per restituirlo al Papa, ritirandosi a Modena e Reggio, feudi che i signori Estensi avevano invece ottenuto dall’Imperatore.
Le grandi sale della reggia vennero trasformate in stalle e granai e le eleganti colonne delle logge divennero monumentali e squadrati pilastri per rustici ricoveri. I contadini insediarono negli spazi rimanenti le loro famiglie, creando così un atipico, grande “condominio” che ci porta sino ai giorni nostri.
Un’ala della reggia ospita il Museo Civico di Belriguardo, che raccoglie reperti della Necropoli di Voghenza.
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Orari
Da giovedì a domenica: 9.30-12.00; 15.30-19.00. Chiuso lunedì, martedì e mercoledì
La Sala della Vigna è visitabile negli orari di apertura del Museo Archeologico
Tariffe
Intero: 5,00 euro.
Ridotto: 2,00 euro (disabili, scolaresche, studenti, ragazzi fino a 18 anni, insegnanti e giornalisti).
Gratuito per i cittadini del Comune di Voghiera.
Contatti
Voghiera
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Strada Provinciale, 274
Come arrivare
In auto: da Ferrara Raccordo Autostradale Ferrara-Porto Garibaldi, uscita per Gualdo; proseguire seguendo le indicazioni per Voghiera.
ultima modifica
06/05/2022 12:08