Sul filo dell’acqua…le Delizie Estensi
“Nel fine dell’autunno, sua Altezza con la signora Duchessa, et altri gentilhuomini e gentildonne della città, se ne va a marina, dove tra l’altre habittaioni delitiose, sopra il porto di Goro, in un bosco, detto la Mesola, ha edificato un sontuoso Palazzo” [Annibale Romei (1586)]
Le architetture più importanti del Rinascimento e dello Stato estense furono – e restano oggi - costruite in pietra, ma ben protette dall’acqua; primo su tutti, Castelvecchio, il grande Castello Estense del 1385, fu pensato e eretto nel mezzo dello scenografico fossato. Anche quando la struttura venne trasformata da fortezza militare a dimora signorile, il fossato restò immutato, perdendo la sua funzione protettiva originaria e diventando specchio dello splendore della corte.
Stessa sorte per le note Delizie Estensi, luoghi di svago e tenute di caccia, che portano ancora i segni del loro antico legame con l’acqua: i terreni fertili che le circondano sono emersi dalle bonifiche e, non troppo distante da molte di queste si notano fiumi e canali, spesso ancora navigabili, che portavano le nobili imbarcazioni dalla città alle sontuose dimore.
Non si può non menzionare, infine, il progetto complesso, fastoso e – purtroppo- incompiuto del duca Alfonso II d’Este che sognava la più grande città mediterranea alle foci del fiume Po. La mai eretta ‘Atlantide’ Estense doveva nascere su un’isola per governare gli scambi sull’Adriatico. Dell’utopia non resta che blocco centrale: l’imponente Castello della Mesola.