CASONE
Tra canali, dossi, specchi e bacini d’acqua si scorgono i profili di antiche strutture in pietra, storicamente adibite a dimora degli addetti alla pesca e alla sorveglianza della valle dai pescatori di frodo. Un tempo molto più numerosi e costruiti con canna ed erbe palustri, col passare degli anni il numero di casoni presenti nell’area valliva subì una drastica diminuzione. Durante il pontificato di Urbano VIII, il Cardinale Legato di Ferrara Francesco Cennini, acquistò nel 1626 la Delizia Estense delle Casette di Magnavacca per abbatterla e utilizzarne i materiali edili per ricostruire in muratura alcuni casoni.
“[…] le case delle Valli formate di cannuccie, e poco habili a quelle genti [= i vallanti], che fra pioggie, e venti eran costrette habitarvi, conobbe che sarebbe un gran utile poterle in pietra cangiarle, e fatte comode con divisione di stanze, dar luogo a chi vi stava di poterle habitare […].
(Francesco Ferro, Istoria dell'Antica Città di Comacchio, 1701)
Se al termine dell’Ottocento si contavano ancora venticinque stazioni da pesca raggruppate in quattro quartieri e oltre cinquanta appostamenti; le opere di bonifica realizzate a partire dal 1870 e gli esiti dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, hanno ridotto il numero di stazioni a dieci, diminuito ulteriormente negli anni duemila, fino ad arrivare alle odierne cinque stazioni da pesca rimanenti, la più importante tra tutte Stazione Foce.
L’antica struttura del casone presentava un portico centrale a doppia entrata da cui si accedeva alle camere da letto e alla cucina, detta campana, dal nome del camino situato in posizione centrale nella stanza, lontano dalle pareti. Ogni abitazione disponeva di una tabarra per la manutenzione degli attrezzi e di cavane per il ricovero delle imbarcazioni.
I casoni sono oggi gemme di storia avvolte da panorami naturalistici mozzafiato, che svelano ai visitatori le vicissitudini delle popolazioni che nel tempo hanno abitato la zona.
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14/01/2025 16:02